2 maggio 2024
Il provvedimento è volto a realizzare la riforma della politica di coesione che è stata inserita nell’ambito della revisione del Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR) al fine di accelerare e rafforzare l’attuazione degli interventi finanziati dalla politica di coesione 2021-2027 e mirati a ridurre i divari territoriali.
La revisione del PNRR, nata per aggiornare e adeguare il Piano al mutato contesto internazionale, è stata resa dal Governo un’occasione per mettere a sistema tutti i programmi di investimenti finanziati con fondi europei, conferendo unitarietà strategica e visione comune alle principali leve di sviluppo e coesione a disposizione del nostro Paese.
La riforma della politica di coesione, una delle sette nuove riforme inserite nella revisione del PNRR, rappresenta dunque l’ultimo tassello di un più ampio disegno strategico avviato con il decreto-legge 13/2023, che ha ridisegnato la governance del PNRR e della politica di coesione, proseguito con il decreto-legge 124/2023 rivolto alle politiche di coesione e per il Sud, e successivamente con il decreto-legge 19/2024, che perfeziona la revisione del PNRR.
Il decreto-legge approvato oggi riguarda in particolar modo la politica di coesione europea, ovvero quei programmi di investimento finanziati da 42 miliardi di euro risorse europee e 32 miliardi di euro di risorse nazionali per il solo ciclo di programmazione 2021-2027, dunque 74 miliardi di euro di investimenti destinati a ridurre i divari territoriali.
Con la riforma, viene assicurato il coordinamento tra gli interventi dalla politica di coesione attuati a livello regionale e quelli attuati a livello nazionale, promuovendo la complementarietà e la sinergia tra gli interventi della politica di coesione europea e gli investimenti previsti dagli Accordi per la coesione e dal PNRR: finalmente tutti i principali strumenti di sviluppo e coesione vengono collegati all’interno del medesimo orizzonte strategico.
La prima parte del decreto contiene specifiche disposizioni mirate ad accelerare e rendere più efficiente l’utilizzo delle risorse delle politiche di coesione europee, mutuando l’approccio orientato ai risultati sperimentato con successo con il PNRR.
La riforma prevede l’individuazione di interventi prioritari in una serie di settori strategici condivisi con la Commissione europea, secondo un approccio orientato al risultato, con l’obiettivo di rafforzare il livello di efficacia e di impatto degli interventi.
I settori strategici sono:
- risorse idriche
- infrastrutture per il rischio idrogeologico e la protezione dell'ambiente
- rifiuti
- trasporti e mobilità sostenibile
- energia
- sostegno allo sviluppo e all’attrattività delle imprese, anche per le transizioni digitale e verde
Si tratta di settori caratterizzati da servizi e infrastrutture essenziali per cittadini e imprese ed ambiti fondamentali per accrescere la competitività e l’attrattività del Paese e del Mezzogiorno e per rispondere efficacemente alle sfide della transizione verde e digitale.
La scelta di questi settori mira tra l’altro a dare effettiva attuazione agli strumenti di pianificazione richiesti dalle cosiddette “condizioni abilitanti”, definite dal regolamento europeo sulla politica di coesione 2021-2027 e che devono essere rispettate da tutte le Regioni che vogliano accedere ai finanziamenti europei, con particolare riferimento a quelli previsti per i settori delle risorse idriche, dei rifiuti e dei trasporti, nonché accelerare i processi di adempimento delle suddette condizioni abilitanti per le Regioni che non hanno ancora adottato le previste pianificazioni.
Per realizzare questo coordinamento, le amministrazioni centrali e regionali titolari di programmi europei individueranno un elenco di interventi prioritari nei settori strategici che saranno monitorati a livello centrale per assicurare un presidio sistematico del rispetto dei tempi previsti per l’attuazione del conseguimento effettivo dei risultati programmati.
Il provvedimento restituisce concretezza e tempestività alla politica di coesione, accelerando la spesa e rafforzando la capacità delle istituzioni di abbattere i divari economici e sociali che ancora si registrano tra i nostri territori.
Le amministrazioni territoriali non saranno lasciate sole in questa sfida. Il decreto prevede infatti il rafforzamento della capacità amministrativa di tutti i soggetti impegnati a livello territoriale nell’attuazione della politica di coesione, con particolare attenzione al Mezzogiorno.
La riforma prevede poi un meccanismo incentivante per il conseguimento degli obiettivi: le amministrazioni regionali che saranno capaci di rispettare i tempi previsti per l’attuazione degli interventi potranno usufruire di un sostegno aggiuntivo da parte del Governo al cofinanziamento dei programmi europei, liberando così risorse preziose per i bilanci regionali.
In casi di inerzia o inadempimento dei soggetti responsabili dell’attuazione, il decreto prevede misure di accelerazione ulteriore della realizzazione degli interventi prioritari, anche attraverso il ricorso a poteri sostitutivi, per assicurare il raggiungimento dei risultati definiti strategici per la qualità dei servizi prestati ai cittadini e alle imprese dei territori, in analogia linea con quanto previsto dal PNRR.
Coniugando l’attenzione alla coesione con la spinta allo sviluppo, il decreto definisce inoltre le modalità di adeguamento dei programmi nazionali e regionali dei fondi di coesione alla Piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa (STEP), per sostenere i programmi di investimento produttivo e di ricerca e sviluppo, anche realizzati da grandi imprese, in ambiti di particolare interesse strategico per il Paese.
Tale Piattaforma è stata istituita solo recentemente dalla Commissione europea, ed il Governo ha immediatamente predisposto, con questo decreto, le condizioni per sfruttarne appieno le potenzialità.
A valere sul Programma Ricerca, Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale, sono destinati 300 milioni di euro ai programmi di investimento, di importo non inferiore a 5 milioni di euro e fino a 20 milioni di euro, realizzati dalle imprese, anche di grandi dimensioni, per investimenti sui settori delle tecnologie strategiche individuati nell’ambito della Piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa (STEP).
La seconda parte del decreto prevede specifiche misure di semplificazione amministrativa, rafforzamento della capacità amministrativa e disposizioni specificatamente rivolte a potenziare l’azione di perequazione infrastrutturale ed altri strumenti della politica di coesione all’interno di una visione strategica che prende le mosse dalle specifiche esigenze di rilancio del Mezzogiorno, per estendere la portata delle politiche di sviluppo e coesione anche al Centro Nord.
Attraverso il provvedimento si intende anche contribuire a riequilibrare la dotazione infrastrutturale del Mezzogiorno e i connessi servizi, prevedendo l’istituzione del Fondo perequativo infrastrutturale, che vincola la destinazione al Mezzogiorno di una quota pari almeno al 40 per cento delle risorse del Fondo pluriennale per gli investimenti, in modo da realizzare una vera perequazione infrastrutturale.
Il decreto interviene, altresì, sui programmi nazionali della politica di coesione 2021-2027, con l’obiettivo di rafforzare la trasparenza e l’efficacia delle programmazioni, individuando – in piena coerenza con la governance europea – progettualità coerenti con le strategie di sviluppo nazionali in sinergia con il PNRR: progetti chiari e obiettivi definiti per avvicinare le politiche di coesione ai cittadini.
Il decreto contiene poi una serie di provvedimenti per sostenere l’occupazione e rendere più efficiente il mercato del lavoro.
In particolare, a valere sul Programma Giovani, donne e lavoro, con una dotazione finanziaria di oltre 5 miliardi di euro, sono previste misure agevolative indirizzate a sostenere l’inserimento lavorativo rivolte sia all’attività di lavoro autonomo, imprenditoriale e libero professionale, sia a creare nuova occupazione stabile, con una specifica attenzione al Mezzogiorno.
Un’ulteriore misura intende favorire l’autoimprenditorialità e le libere professioni nei settori strategici per lo sviluppo di nuove tecnologie e la transizione al digitale ed ecologica, con l’esonero del 100% dei contributi previdenziali a carico del datore di lavoro, per la durata massima di 3 anni, nel limite massimo di 800 euro su base mensile per ciascun lavoratore assunto a tempo indeterminato.
Gli incentivi per il lavoro autonomo e libero professionale si attuano nelle regioni del Mezzogiorno, con un rafforzamento della misura Resto al Sud , e nelle aree del Centro Nord, con benefici differenziati.
Con il bonus giovani, gli sgravi contributivi per l’assunzione a tempo indeterminato, che prevedono l’esonero dal 100% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro – nel limite massimo di 500 euro mensili – per 2 anni, sono rivolti ai giovani con età inferiore a 35 anni, alle donne e, nelle Regioni della Zona Economica Speciale unica del Mezzogiorno, anche agli over 35 disoccupati da almeno ventiquattro mesi.
Il decreto prevede inoltre un bonus donne in favore delle lavoratrici svantaggiate, con l’esonero dal 100% dei contributi previdenziali a carico dei datori di lavoro per un massimo di 24 mesi nel limite di 650 euro su base mensile per ciascuna lavoratrice assunta a tempo indeterminato. Il bonus si applica alle donne di qualsiasi età, con un trattamento di maggior favore per le donne residenti nel Mezzogiorno.
Con il bonus ZES, il provvedimento sostiene lo sviluppo occupazionale nella ZES unica del Mezzogiorno attraverso uno sgravio contributivo del 100% per un periodo massimo di 24 mesi nel limite di 650 per ciascuno lavoratore assunto, per i datori di lavoro di aziende fino a 15 dipendenti uno.
Sempre nell’ambito delle azioni volte a rendere più efficiente il mercato del lavoro, il decreto prevede il potenziamento della piattaforma del sistema informativo per l’inclusione sociale e lavorativa (SIISL) per favorire incontro tra domanda e offerta di lavoro, nonché disposizioni in materia di prevenzione e contrasto al lavoro sommerso.
In materia di istruzione e di contrasto alla povertà educativa sono previsti, nell’ambito del Programma Scuola e Competenze, con una dotazione finanziaria di 3,78 miliardi di euro, interventi di potenziamento delle infrastrutture per lo sport (200 milioni di euro), in complementarità con investimenti finanziati dal PNRR. Ulteriori risorse sono rivolte specificamente al Sud, sia per potenziare l’istruzione tecnica e professionale (150 milioni di euro), che per la realizzazione di laboratori innovativi e a rafforzare e migliorare l’offerta educativa nella fascia di età 0-6 anni (100 milioni di euro) attraverso la fornitura di arredi didattici innovativi, in sinergia con l’intervento previsto dal PNRR.
In materia di università e ricerca, per assicurare l’integrazione tra le politiche di coesione e il PNRR si prevede l’adozione di un Piano nazionale ricerca per lo sviluppo del Sud 2021-2027. Il Piano programma 1,2 miliardi di euro e mira a sviluppare e rafforzare le capacità di ricerca e di innovazione nelle aree della ZES unica del Mezzogiorno, al fine di favorire la mobilità, anche dall’estero, verso le aree del Mezzogiorno, di rafforzare il capitale umano dedicato allo sviluppo e al funzionamento delle infrastrutture di ricerca, di promuovere la creazione di spin-off di ricerca localizzati nelle aree del Mezzogiorno, nonché di favorire lo sviluppo di competenze specializzate, la transizione industriale, l’imprenditorialità e di collaborazione tra ricerca e imprese.
Attraverso Programma nazionale Città metropolitane e città medie, con una dotazione finanziaria di 3 miliardi di euro, si intende contribuire a sostenere la rigenerazione urbana, a contrastare il disagio socio-economico e abitativo nelle aree caratterizzate da rilevanti criticità sociali ed economiche, nonché a promuovere la mobilità «green», l’inclusione e l’innovazione sociale, operando anche in questo ambito per rafforzare la complementarietà con il PNRR. Il programma è destinato alle 14 città metropolitane e alle 39 città medie del sud.
Sono oggetto di attenzione nell’ambito del provvedimento anche iniziative rivolte ai luoghi della cultura. In questo ambito, a valere sul relativo programma nazionale, saranno realizzati, tra gli altri, interventi di riqualificazione energetica e di prevenzione e messa in sicurezza dai rischi naturali dei luoghi della cultura, di rivitalizzazione dei luoghi della cultura e di promozione della creatività e della partecipazione culturale, nonché interventi rivolti alla rigenerazione socio - culturale di aree urbane caratterizzati da marginalità sociale ed economica. Il decreto prevede la programmazione di 488 milioni di euro su un totale di 648 milioni di euro previsti per il Programma Nazionale Cultura.
In materia di rafforzamento della legalità nel Sud, nell’ambito del Programma Sicurezza e Legalità, con dotazione finanziaria di circa 235 milioni di euro, il decreto punta alla reingegnerizzazione del sistema informativo e della banca dati della Direzione nazionale antimafia e antiterrorismo.
A valere sul Programma Ricerca, Innovazione e Competitività per la transizione verde e digitale, sono destinati 300 milioni di euro ai programmi di investimento, di importo non inferiore a 5 milioni di euro e fino a 20 milioni di euro, realizzati dalle imprese, anche di grandi dimensioni, per investimenti sui settori delle tecnologie strategiche individuati nell’ambito della Piattaforma per le tecnologie strategiche per l’Europa (STEP).
Inoltre, nell’ambito del medesimo programma nazionale, 1,2 miliardi di euro sono destinati a interventi di recupero dei siti industriali per la realizzazione di investimenti nelle aree industriali produttive ed artigianali localizzate nei comuni superiori a 5.000 abitanti ubicati nelle regioni del Sud per la produzione di energia da fonti rinnovabili, anche termica, destinata alle imprese ovvero all’autoconsumo nonché la realizzazione di investimenti per lo sviluppo di sistemi e reti e impianti di stoccaggio intelligenti.
A tali risorse potranno essere aggiunte risorse nazionali finalizzate a rafforzare l’accessibilità e la qualità delle infrastrutture nelle citate aree industriali e artigianali, al fine di rafforzare l’attrattività e sostenere l’insediamento di nuove attività produttive ed artigianali.
In materia di Contratti Istituzionali di Sviluppo il provvedimento prevede la revisione ed il rafforzamento della governance e delle relative modalità attuative, consentendo un miglior coordinamento di questi interventi di natura complessa. Attualmente risultano sottoscritti 15 Contratti Istituzionali di Sviluppo che prevedono l’attuazione di circa 700 interventi per un valore complessivo di 3,8 miliardi di euro.
Viene, inoltre, estesa alle Zone Logistiche Semplificate (ZLS), nel Centro Nord, limitatamente alle zone ammissibili agli aiuti a finalità regionale l’agevolazione già prevista per la ZES Unica del Mezzogiorno relativa al credito d’imposta per investimenti, nel limite di spesa complessivo di 80 milioni di euro per l’anno 2024. Inoltre, vengono estese alle ZLS le semplificazioni previste per la ZES Unica. Inoltre, viene rafforzata finanziariamente la misura relativa al contrasto del fenomeno della deindustrializzazione nei territori dell’Italia centrale.
Il decreto prevede, nelle more della definizione degli Accordi di Coesione, la possibilità di finanziare alcuni interventi ritenuti strategici. In tale contesto, il decreto destina 1,2 miliardi di euro alla realizzazione di interventi di bonifica e riqualificazione dell’area di Bagnoli, per restituire ai cittadini un territorio per troppo tempo abbandonato al degrado alle porte di Napoli e valorizzarne la posizione strategica, anche in una prospettiva di rilancio industriale dell’intero Mezzogiorno, a riprova del fatto che il Governo può agire concretamente.